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Interventi nutrizionali per allergie e intolleranze


Allergie e intolleranze alimentari

“Dottoressa, non riesco a dimagrire e ho gonfiore; devo essere allergica a qualcosa”

Spesso assisto a questo genere di affermazione, chiedendomi se si conosca realmente il significato di allergia. Ecco perché oggi parliamo di reazioni avverse agli alimenti.


  • Cos'è una reazione avversa al cibo?

    Facciamo chiarezza. Per reazione avversa si intende una relazione di causa-effetto tra l’ingestione di un alimento e la risposta anomala dell’organismo.


    Questa reazione può essere scatenata dalla presenza di sostanze tossiche naturali (reazione prevedibile) oppure può riguardare solo soggetti predisposti (reazione imprevedibile).


    In questo ultimo caso si sviluppano le reazioni immunomediate (allergia alimentare) e non immunomediate (intolleranza/incompatibilità alimentare e intolleranze metaboliche come la celiachia, sensibilità al glutine, intolleranza al lattosio, favismo, idiosincrasie dovute a fattori psicologici).

  • Tutto chiaro? Non tanto

    Perché c’è ancora tanta confusione nella distinzione. In realtà gli specialisti conoscono bene la differenza tra allergia e intolleranza, grazie al supporto di test diagnostici sempre più specifici.


    Si definisce allergia alimentare una reazione immediata, acuta, che coinvolge il sistema immunitario e organi bersaglio ben definiti.


    Non è dipendente dalla dose di cibo allergenico ingerito e non si registra reattività incrociata tra gli alimenti. In media colpisce circa il 3% della popolazione.


Incompatibilità e intolleranze alimentari

Ben diverso è distinguere tra l’incompatibilità e l’intolleranza alimentare. L’incompatibilità, sconosciuta a molti, è una reazione indesiderata del sistema immunitario scatenata dall’ingestione di uno o più alimenti. L’organismo è incapace a metabolizzare e utilizzare in modo corretto determinati cibi e si innesca una reazione infiammatoria con sintomi simili a quelli allergici ma più lenta perché dipende dal progressivo accumulo di sostanze dannose.

Ecco perché viene definita anche pseudo allergia ritardata che spesso non è riconducibile al cibo consapevole e che può esprimersi in condizioni particolari (sotto stress).


L’intolleranza è assai più subdola perché è una reazione ritardata di tipo infiammatorio cronico, innescata dalla cronica esposizione a specifici alimenti di uso comune. La sintomatologia non è immediata e si sviluppa lentamente, comparendo a distanza di tempo (fino a 4 giorni dopo). Si ritiene che circa il 40-50% della popolazione ne sia colpita. L’intolleranza può interessare qualunque apparato od organo e induce una serie di sintomi o vere e proprie patologie. Solitamente sono coinvolti l’apparato respiratorio, gastroenterico, muscolo-scheletrico, il sistema nervoso, l’apparato cardiocircolatorio, quello urogenitale, l’epidermide e se l’esposizione è prolungata nel tempo può causare inestetismi. La buona notizia è che i sintomi scompaiono con l’astensione dai cibi responsabili dell’intolleranza per un periodo compreso tra i due e i sei mesi. In tale arco di tempo, oltre che dall’alimento identificato, il soggetto deve astenersi da tutti i cibi “collaterali” che appartengono alla stessa famiglia. Ecco l’importanza di affidarsi a personale esperto e farsi prescrivere una dieta equilibrata e priva di alimenti cross reattivi.

PROGRAMMI ALIMENTARI

Tutte le persone intolleranti devono essere educate ad una corretta lettura delle etichette commerciali, compilare un diario alimentare per valutare l’adesione alla dieta e l’andamento della sintomatologia, in modo da correggere prontamente le proposte dietetiche nei controlli periodici. Con la scomparsa dei sintomi i cibi possono essere reintrodotti seguendo uno schema a rotazione, cioè continuando ad evitarne una assunzione giornaliera e continuativa. Gli studi finora condotti mostrano che una dieta di eliminazione monitorata ha migliorato la sintomatologia ed il peso corporeo nella quasi totalità delle pazienti.

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